Tripadvisor? non è una guida ai ristoranti italiani. E sul web c’è di meglio
In una nazione come l’Italia, che vanta una ristorazione d’eccellenza con più di 100.000 esercizi all’attivo – tra ristoranti, osterie, trattorie e pizzerie – è più che leggittima la presenza di un numero elevato di guide ristoranti di ogni tipo, da quelle di caratura nazionale a quelle locali realizzate in economia; Michelin, Espresso, Gambero Rosso, Gatti Massobrio, il Mangiarozzo sono sicuramente tra quelle le più autorevoli, ma negli alberghi, sul web o in edicola, di guide ce ne sono qualche centinaia.
Nonostante tutte queste risorse, da poco meno di 10 anni c’è, però, un sito web che sta minando la popolarità delle piccole e grandi redazioni: Tripadvisor.
Nato nel febbraio del 2000 dall’idea di Stephen Kaufer, TripAdvisor si è imposto con grandissima rapidità come il sito di recensioni più visitato al mondo. La piattaforma è stata una delle prime ad adottare la strada esclusiva dell’user-generated content: i pareri inclusi sono infatti tutti provenienti dagli utenti, e la redazione si riserva solo il compito (al momento ma riuscito) di verificare la veridicità delle opinioni. Il famigerato sito di recensioni consente agli utenti di esprimere un’opinione su ristoranti o alberghi. Ma sono tutti veri utenti quelli che si nascondono dietro ad un protetto nickname?
Non sempre il progresso è ciò che si vuole spacciare per tale. E nel caso di TripAdvisor, contestato e condannato in tutta Europa anche per violazione della libera concorrenza, non è la soluzione più trasparente e sicura. A fare scattare da tempo i campanelli d’allarme è l’esplosione delle recensioni “fake” quelle inserite illegalmente con il solo scopo di scalare le classifiche. Nessuno può più far finta di nulla: Tripadvisor è stato così tanto gonfiato di recensioni fasulle che oggi girano in rete veri e propri manuali su come “leggerle”. Ispirazione, fiducia, sesto senso… “non fidarti di quello che sta in prima posizione: scegli il terzo. Meglio leggere i commenti con quattro pallini”. No, non è il caso di chiamarla guida ristoranti: una guida ristoranti che si rispetti c’è un editore che ci “mette la faccia” e ci sono professionisti che mettono la propria esperienza senza nascondersi dietro un nickname.
Chi sono le vere vittime di Tripadvisor?
Le vere vittime non sono i lettori. Questi ultimi possono scegliere in qualsiasi momento di fare affidamento ad altre risorse. Le vere vittime sono gli stessi imprenditori che, fino a qualche anno fa, sbandieravano i certificati di eccellenza come fossero lauree o master di caratura mondiale. Noi siamo stati i primi ad avvertire la categoria; “Amici ristoratori, smettetela di fregiarvi di un certificato d’eccellenza senza valore – ma soprattutto – smettetela di lamentarvi se ricevete recensioni negatiive!”. Questo è ciò che abbiamo ripetuto come un mantra negli ultimi anni. Siamo stati i primi a mettere in guardia i meno lungimiranti dal sistema illusorio delle classifiche di Trip. Era troppo evidente che, prima o poi, tutti avrebbero capito il funzionamento del ranking a tal punto da mettere in atto una vera e propria battaglia a suon di recennsioni positive e, purtroppo, negative a scapito del concorrente di turno.
Oggi siamo in tanti a denunciare l’inafidabilità di questo sistema. Insieme al direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini, e insieme all’ex ispettore Michelin Roberto Peschiera, da anni si cerca di sensibilizzare le associazioni di categoria e gli stessi utenti navigatori a smetterla di dare visibilità e credibilità a questo portale.
Tripadvisor? non è una guida ai ristoranti italiani. E sul web c’è di meglio
Chiariamoci: non sono mosso dall’ingenua voglia di fare il Don Chisciotte. Nessun tentativo di boicottaggio contro Trip ha mai funzionato in questi ultimi anni, figurarsi se cambierò io qualcosa. Permettetemi, però, di lasciare una “recensione” contro Tripadvisor con lo stesso spirito con il quale lo stesso colosso accetta quelle contro (o a favore) dei nostri amici imprenditori. Tripadvisor è un sito pensato male e fatto male. Sta creando panico obbligando tutti gli operatori del settore turistico a guardare quotidianamente quello che il web dice di loro. Ho sentito dire da amici ristoratori “Oggi ho avuto un cliente che polemizzava su ogni cosa… domani voglio proprio vedere se mi lascia una recensione negativa”. E’ panico, amici. Ma si può lavorare con la paura di essere giudicati, soprattutto avendo la consapevolezza che nessuno controllerà la veridicità dei commenti pubblicati? E allora ai lettori viaggiatori e agli amici operatori del settore io dico: smettetela di usare Tripadvisor come fosse la Bibbia; riprendiamoci la nostra enogastronomia e soprattutto sosteniamo i progetti del nostro Bel Paese.
Giovanni Mastropasqua