Identita’ Golose 2010 – grandi chef e tanta sostanza
Una bellissima domenica
ha dato il via alla prima giornata del convegno della cucina d’autore
“Identità Golose” segnando, sin da subito, un rinnovato successo
della manifestazione ideata e organizzata da Paolo Marchi e Claudio
Ceroni. Una giornata intensa ma piacevolissima che ha dispensato, in
anticipo di due giorni, tutti gli elementi per parlare di un nuovo
successo, ma soprattutto offerto tanti spunti di riflessione su come
si sta muovendo l’enogastronomia nel nostro paese. Paolo Marchi con
un filo di emozione tipico di chi questi eventi li organizza per
passione e non (solo) per business, ha finalmente toccato un tema
che, prima o poi, sarebbe stato indispensabile affrontare. La sua
premessa in sostanza è stato un invito a non alimentare l’indole autodistruttiva
tipica di noi italiani cercando di dare più valore alla nostra cucina che
non ha rivali al mondo”. “Identità Golose
2010, proponendo come tema il Lusso della Semplicità, va oltre la
ricetta in sé e pone attenzione alla produzione, alla salute
dell’ambiente, al rispetto sociale fino a una profonda conoscenza
della nostra storia, liberandola da quelle tradizioni dettate dalla
povertà.” D’innanzi a questo interessantissimo argomento, gli chef
hanno – quasi tutti – risposto in modo adeguato: Davide Oldani del
ristorante D’O’, nella difficile circostanza di essere il primo
relatore, ha confermato non solo la sua abilità come uomo-marketing,
ma ha saputo cogliere perfettamente il senso del programma
presentando tre piatti pregiati, rivisitandoli utilizzando materie
prime meno nobili. Il lusso della semplicita ma anche l’esigenza di
abbattere i costi. Non appena ai fornelli, Oldani, come del resto
tutti, ha espresso il meglio di sè spiegando, sviscerando,
abbattendo e infine proponendo le nuove idee di casa D’O’. In quasi
tutti i casi è stato proposto al pubblico un assaggio di una piatto
rappresentativo: purtroppo la mancanza di ordine nel distribuire il
cadeau ha lasciato qualcuno a bocca asciutta. Alla fine della
giornata, tra le premesse di Marchi e l’esplosività di Carlo Petrini
(un altro passo, un grande), tra il pane strepitoso di Eugenio Pol e
l’energia di Mauro Uliassi (inimitabile), una piccola nota stonata,
solo per amor di cronaca, c’è stata: l’intervento di Raffaele e
Massimiliano Alajmo. I fratelli Alajmo, chef di indiscutibile valore,
sul palco non hanno voluto deliziarci di performance culinarie; a dir
la verità in cucina non hanno nemmeno fatto finta di entrare,
preferendo – ai fornelli – una comunicazione più “markettara”
dando il via alla proiezione di un video realizzato ad hoc per
l’occasione: dieci minuti di “come sono bravo e come sono bello”
che mi è sembrata più una parata autocelebrativa piuttosto che un
intervento a tema. Incredulo ho sperato fino alla fine, ma mica si
può avere tutto dalla vita!