Festival della Romagnola, a San Leo si celebra la famosa razza bovina

Festival della Romagnola, a San Leo si celebra la famosa razza bovina

Oggi e domani, venerdì 6 e sabato 7 settembre, a San Leo si terrà il primo Festival della Romagnola, razza bovina tra le più antiche e prestigiose d’Italia. Il festival, organizzato da Araer e Coldiretti Rimini, sarà un’occasione imperdibile per celebrare le eccellenze del territorio e riscoprire le radici della Romagna, attraverso la partecipazione a cene organizzate ad hoc, accompagnate da intrattenimenti musicali e anticipate da mercatini di prodotti tipici. In questo articolo, vogliamo ripercorrere insieme a voi la storia di San Leo e, soprattutto, della protagonista del festival: la Romagnola.

San Leo: la storia del borgo che ospita il Festival della Romagnola

Suggestivo borgo medievale situato nel cuore del Montefeltro, nella regione Emilia-Romagna, San Leo ha origini che risalgono all’epoca romana quando, prima che l’eremita dalmata San Leone fondasse qui la sua prima comunità cristiana, dando anche il suo nome alla città, questa era conosciuta come Mons Feretrius (Monte Feltro, appunto). Nel corso dei secoli, grazie alla sua posizione strategica, San Leo divenne un importante centro difensivo e religioso, soprattutto in epoca medioevale, quando, ormai roccaforte dei signori del Montefeltro, fu teatro di numerose battaglie tra le famiglie nobili della zona.

San Leo viene oggi riconosciuto come uno dei borghi più belli d’Italia. Il suo elemento iconico è la fortezza che, costruita originariamente in epoca romana e poi ristrutturata in epoca rinascimentale, ha svolto un ruolo centrale nella storia militare e politica della regione, grazie al suo posizionamento strategico sulla cima di un promontorio roccioso. Ma oltre alla fortezza, San Leo vanta un ricco patrimonio architettonico e artistico, fatto di edifici in pietra, stradine acciottolate e monumenti religiosi: tra i più importanti la cattedrale di San Leone, la Pieve di Santa Maria Assunta (entrambe strutture romaniche) e il convento francescano di Sant’Igne. Un borgo tutto da scoprire, quindi, con una posizione panoramica che lo rende una meta appetibile non solo per gli amanti della storia e della cultura, ma anche per gli amanti della natura: un luogo dove artisti, scrittori e viaggiatori hanno trovato e continuano a trovare grande ispirazione.

Festival della Romagnola: il valore e la qualità della razza bovina autoctona

Razza bovina autoctona della Romagna e riconosciuta come una delle più antiche d’Italia, la Romagnola viene oggi apprezzata non solo per la qualità della sua carne, ma anche per il suo valore storico e culturale, nonostante le sue origini siano incerte e dibattute: alcune teorie la collocano in Italia fin dall’epoca etrusca, diffusa poi dai Romani nelle zone da loro conquistate, altre la fanno risalire al Neolitico, introdotta dai popoli del Mediterraneo e altre ancora (le più condivise) al IV secolo d.C, quando i Goti giunsero in Italia, portando con loro anche i bovini. Nel corso dei secoli, infatti, la razza ha subito varie selezioni naturali e umane, adattandosi perfettamente alle condizioni climatiche e geografiche della Romagna. Durante il Medioevo e il Rinascimento, in particolare, la Romagnola era un animale da lavoro forte e resistente indispensabile per l’agricoltura, e fu quindi solo successivamente, nel XIX secolo, che la sua selezione venne orientata verso la produzione di carne, data la sua capacità di produrre tagli di qualità superiore: magri, teneri e saporiti.

Facilmente riconoscibile per il suo manto di colore grigio chiaro o bianco, con sfumature che possono variare dal grigio scuro al grigio argentato, specialmente nei maschi, la Romagnola ha una corporatura massiccia e muscolosa, con una testa corta e larga, corna brevi e forti, e una pelle spessa e resistente, che la protegge dalle intemperie e dagli insetti: tutte caratteristiche fisiche ideali per l’allevamento all’aperto. La qualità della sua carne è data da una buona marezzatura (distribuzione del grasso all’interno del tessuto muscolare), che contribuisce a conferirle tenerezza e sapore, pur mantenendo un contenuto di grasso relativamente basso rispetto ad altre razze. Questo equilibrio tra magrezza e sapore la rende particolarmente apprezzata dai consumatori, specialmente quelli alla ricerca di prodotti con un contenuto ridotto di grassi saturi, e dagli chef, che nelle loro preparazioni prediligono:

  • la costata e la fiorentina, ovvero i due tagli ideali per una cottura semplice e veloce alla griglia o sulla brace, capace di esaltare la qualità e il gusto naturale della carne di Romagnola;
  • la tagliata, rigorosamente da servire con olio extravergine di oliva e scaglie di parmigiano, accompagnata da rucola o altre verdure fresche;
  • il brasato e lo stracotto, che prevedono una cottura lenta durante la quale la carne di Romagnola assorbe i sapori e diventa tenera e gustosa;
  • la tartare e il carpaccio, entrambi accompagnati da condimenti semplici come olio d’oliva, limone e pepe per esaltare al massimo il sapore naturale e delicato della carne cruda.

A causa della crescente diffusione di razze bovine più produttive e meno rustiche, negli ultimi decenni la Romagnola ha rischiato di scomparire ma, grazie agli sforzi di allevatori, associazioni e istituzioni locali, la razza è stata recuperata e valorizzata, diventando un simbolo della tradizione agricola e gastronomica della Romagna. Oggi, la Romagnola è inserita nel registro delle razze autoctone italiane e beneficia di programmi di tutela e promozione che ne garantiscono la conservazione e la diffusione. È allevata secondo metodi tradizionali e sostenibili, che rispettano il benessere animale e l’ambiente, contribuendo così alla conservazione della biodiversità e alla valorizzazione del territorio.  

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