Quale strategia scegliere per il nostro Paese?

Quale strategia scegliere per il nostro Paese?

Iniziamo col dire che le direttive tracciate dalla comunità europea per i prossimi anni prevedono l’estirpazione di una parte di superficie vitata e l’annullamento graduale delle sovvenzioni pubbliche destinate alla distillazione delle eccedenze, promuovendo invece nuove risorse per la divulgazione ed il consumo del vino nei paesi extraeuropei.

Inoltre, la crisi finanziaria in Italia sta già procurando effetti negativi sull’economia, provocando carenza di liquidità e calo dei consumi; di conseguenza si berrà ancora meno vino.

Bisogna anche considerare che dopo una buona e produttiva annata 2008, cresceranno le eccedenze e quindi troveremo inevitabilmente cantine piene di ottimo prodotto ma senza mercato.

Sostengo da sempre che il vino non è una bevanda ma un alimento (seppure non completo), che nella nostra cultura si abbina da sempre all’alimento completo che è il cibo.

Il vino, specialmente ottenuto da vitigni autoctoni, è patrimonio nazionale che, al pari di monumenti e centri storici, va protetto da imitazioni così come i prodotti del territorio e la cucina.

 

Detto ciò, la promozione del vino va ripensata.

L’Italia ha il dovere di produrre vini di qualità, materie prime di qualità, prodotti che devono entrare in cucina e essere utilizzati per produrre piatti veri, che ci appartengono e nei quali ci riconosciamo culturalmente, prodotti dei quali dobbiamo essere orgogliosi e che tutto il mondo ci vuole imitare.

Non ne posso più di vedere ristoranti che per essere stellati devono stupire con colorati e stravaganti finger – food e proporre i classici primi di pasta in piatti piani, rettangolari, quadrati, di qualsiasi forma meno che nella classica fondina, che identifica la tradizionale cultura italiana e che intelligentemente serve soprattutto per conservare la preparazione più calda.

Dobbiamo insomma credere nella nostra cultura, non dobbiamo scimmiottare nessuno.

 

Attraverso il vino, che è stato da sempre trainante per la nostra produzione agroalimentare, presentiamoci al mondo con la migliore qualità prodotta e anche con la nostra tradizione culinaria.

I mercati esteri offrono grandi opportunità ai produttori che si organizzano in consorzi territoriali, in organizzazioni a marchio regionale o nazionale e che si avvalgono di esportatori capaci ed intraprendenti.

Le aziende private e le istituzioni devono dedicare molte più energie all’esportazione; occorrono finanziamenti pubblici a favore di progetti per la promozione del vino e dei prodotti agroalimentari, al fine di creare i presupposti per attivare una giusta e proficua domanda sui mercati esteri.

 

Noi Sommelier, da semplici e comunque utili mescitori di vino, siamo riusciti ad imporci come ambasciatori dei prodotti enogastronomici made in Italy grazie ai corsi che promoviamo e attraverso i quali insegniamo cultura e formazione.

La formazione consente di creare figure preparate che possono diventare operatori commerciali in grado di svolgere il loro lavoro sia in Italia ma soprattutto all’estero.

L’Associazione Italiana Sommelier sta preparando corsi sul vino e sugli abbinamenti enogastronomici in tutto il mondo, indirizzati principalmente a italiani che svolgono attività di somministrazione. Anche le associazioni di cuochi dovrebbero organizzarsi per insegnare e promuovere la cucina italiana all’estero.

Ci sono già grandi cuochi che operano benissimo in vari paesi del mondo, divenendo la nostra bandiera; ma questo non basta, bisogna introdurre la cultura della cucina italiana realizzata da italiani e creare i presupposti per una massiccia domanda di prodotti originali italiani.

Il tutto dovrà essere programmato, pianificato e realizzato con un coordinamento tra categorie professionali, produttori ed istituzioni che rappresentino un unico Marchio, il brand Italia.

 

Il Tempo stringe……

 

 

Otello Renzi

Presidente Associazione Sommelier AIS Marche

 

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