Classifica dei 50 migliori ristoranti al mondo > Enzo Vizzari svela a striscia la notizia i 5 italiani classificati
Nella classifica dei cinquanta migliori ristoranti al mondo, il vero colpo l’ha fatto ancora una volta L’Espresso che, con il suo esperto giornalista Enzo Vizzari, questa volta mette in discussione una delle manifestazioni più seguite nell’ambito enogastronomico mondiale.
La classifica, del “The-world-50-best-restaurant“, dice Vizzari, è studiata a tavolino. Una piccola ma incredibile prova viene, effettivamente, offerta dallo stesso giornalista quando ai microfoni di striscia la notizia – cinque giorni prima della premiazione – propone una piccola sfida: indovinare i primi 5 italiani che saranno presenti nella classifica dei primi 50 chef al mondo. Risultato? Centrato in pieno! Vizzari, che non vuole parlare di truffa ma esclusivamente di “spinta” da parte degli sponsor che investono sulla manifestazione, un tempo faceva parte della giuria: “ho fatto parte della giuria ed ho espresso i miei voti, ma mi sono accorto che era un gioco “divertente” ma funzionale a meccanismi che non mi interessavano”. A questo punto l’operazione di magia con i 5 ristoranti italiani: il ristorante La Francescana di Massimo Bottura, Combal punto Zero di Davide Scavin, Le Calandre dei fratelli Alajmo, Dal Pescatore famiglia Santini, La Certosa di Maggiano di Siena di Paolo Lopriore. Vizzari dice che non sarà premiato il Ristorante Da Cracco. A questo punto viene spontaneo chiederesi: a cosa servono gli oltre 800 cuochi partecipanti; a cosa serve la giuria, gourmet e giornalisti enogastronomici di 26 aree geografiche? I consumatori potranno discutere animatamente su ciò che fa di un ristorante un buon ristorante o un pessimo ristorante e naturalmente le opinioni possono divergere, ma questa classifica non merita di essere nemmeno polemizzata. Gli amici appassionati gourmet che spesso rivedo su Facebook e che da giorni “pompavano” quelli che sarebbero stati i cinque chef italiani presenti nella classifica mondiale, non si rendono conto che questo comportamento è la fotografia di una società in cancrena, dove la comunicazione vince sul prodotto. DOve manca la democrazia e la meritocrazia, vive benissimo la sanguisuga sociale. I “Leccaculo” enogastronomici, che per interesse e un po’ di visibilità, non fanno altro che parlare degli stessi nomi senza nemmeno sapere di cosa parlano, si dovrebbero vergognare. Oggi Cracco è un po’ meno di moda. Bottura si, come Alajmo. Provate a sfogliare i giornali degli ultimi 4 mesi.
Di seguito riposrtiamo l’articolo di Eleonora Cozzella de L’Espresso:
Un danese sulla vetta del mondo
All’edizione 2010 della lista dei cinquanta ristoranti migliori del mondo il Noma di Copenhagen, guidato da Renè Redzepi, è primo in classifica. Supera così Ferran Adrià a cui va il premio di “chef della Decade”. Cinque gli italiani in classifica, di cui il primo è L’osteria Francescana di Massimo Bottura (sesto del mondo)
È una piccola grande rivoluzione quella che tiene banco quest’anno ai vertici della classifica dei migliori 50 ristoranti del mondo redatta dalla rivista inglese Restaurant Magazine. Dopo 5 anni di dominio assoluto, El Bulli dello chef Ferran Adrià (che per la sua carriera riceve il premio di “Chef of the Decade”) si assesta in seconda posizione e cede il posto a sorpresa al Noma di Copenhagen del 32enne Renè Redzepi. Da quando ha aperto i suoi sono stati i proverbiali passi da gigante.
Nessuno all’inizio avrebbe scommesso sullo chef danese che aveva deciso di usare esclusivamente ingredienti scandinavi, prodotti locali per lo più sconosciuti nel resto del mondo. Eppure i gourmet hanno apprezzato il suo coraggio (oltre che talento) e gli stessi colleghi gli riconoscono una forza di “espressione artistica” (sono parole di Massimo Bottura): così il Noma – un magazzino portuale deposito di balene del XVIII secolo elegantemente ristrutturato – ha iniziato a essere meta di un turismo gastronomico che lo ha portato oggi a questo traguardo.
Al terzo posto, e migliore dei ristoranti del Regno Unito, The Fat Duck di Heston Blumenthal che si aggiudica anche un prestigioso riconoscimento: a lui va infatti il “Chefs’ Choice award” ossia il premio per lo chef più votato dai suoi colleghi.
Purtroppo non mancano le brutte notizie. Inaspettata è l’uscita dai Fifty del ristorante Cracco di Milano che scende dal 22° al 71° posto: effetti di un panel articolato con giurati di tutto il mondo che può produrre da un anno all’altro questi salti. Di sicuro la prova che la classifica non è influenzata dallo sponsor San Pellegrino, di cui Cracco – che resta tra i migliori chef di casa nostra – è uno dei testimonial.
I risultati non mancheranno di far discutere perché fotografano una ristorazione in evoluzione e testimoniano un nuovo gusto di molta parte della critica di settore e dei gourmet: in Francia (che piazza sei ristoranti nei Fifty) il primo è il giovane ribelle della cucina d’Oltralpe Inaki Aizpitarte col suo Le Chateaubriand alla posizione numero 11, prima cioè di ristoranti del calibro di Pierre Gagnaire (13), L’Astrance di Pascal Barbot (16), L’Atelier de Joel Robuchon (29), Alain Ducasse au Plaza Athenee (41, rientrato rispetto all’esclusione della passata edizione), La Maison Troisgros (44, anche questa una re-entry).
Il “medagliere” vede gli Stati Uniti con il maggior numero di ristoranti tra i Fifty, ben 8 locali. Poi la Francia con 6, Italia e Spagna a pari merito con 5 (ma il nostro paese ha perso Il Gambero Rosso del fuoriclasse Fulvio Pierangelini che ha chiuso nell’anno passato e che era il locale con maggior risonanza internazionale, votato da tanti giurati stranieri), poi Germania e Uk con tre ciascuno. Nove sono le new entry (Schloss Schauenstein in Svizzera n. 30, Aqua Germany n. 34, De Librije Netherlands n.37, Jaan par Andre Singapore n. 39, Il Canto di Siena n. 40, Biko Mexico n. 46, Nihonryori RyuGin Japan n.48, Hibiscus UK n. 49, Eleven Madison Park USA n. 50), tre le re-entry (Ducasse, Troisgros, ~50). E poi il prestigioso premio alla carriera – il Lifetime Achievement – assegnato quest’anno allo chef austriaco Eckart Witzigmann che vanta una carriera lunga e straordinaria, costruita in Germania nel corso di molti anni. Primo chef di lingua tedesca a detenere tre stelle Michelin, il suo contributo all’arte culinaria è stato riconosciuto da Restaurant Magazine e dalla giuria dell’Academy.